Critica vs feedback
Anche quest’anno volge al termine e per tutti, soprattutto nell’ambito business è tempo di tirare le somme. Personalmente credo che gennaio sia sempre il mese degli obiettivi, dei propositi e dicembre il mese delle responsabilità, nel senso che si analizza se ciò che ci si era proposti è stato conseguito o meno.
Doveroso aggiungere il concetto di responsabilità personale rispetto ai propri obiettivi, spesso in questi momenti si dimentica che ciò che si ottiene è sempre correlato al proprio impegno. In questo mese tante le valutazioni che si fanno sulle strategie e sulle persone, le organizzazioni sono composte da entrambe e vanno valutate attentamente.
È proprio in questo periodo che è importante dare feedback positivi ai nostri collaboratori, spesso però perdendo di vista il lato emotivo e psicologico corriamo il rischio di trasformare un riscontro in una critica, inasprendo così la relazione.
Il modo peggiore di motivare una persona è criticarla, difficilmente le persone si alzano la mattina pensando di far male il proprio lavoro, potranno essere demotivati, stanchi o addirittura intenti a cambiare azienda ma sicuramente vogliono cercare di fare del proprio meglio per non essere ripresi. Spesso le critiche vengono formulate come attacchi personali, piuttosto che come indicazioni per il futuro. A volte si arriva alla denigrazione, condita con generose dosi di disgusto, sarcasmo e disprezzo. In questi casi si scatenano istintive reazioni di difesa e spesso il soggetto tende a dare la colpa agli altri, finché, amareggiato, non si chiude in una resistenza passiva accompagnata da un senso di ingiustizia. In termini di intelligenza emotiva, chi formula critiche di questo tipo appare del tutto incapace di prevedere i sentimenti che le sue parole risveglieranno, per non parlare degli effetti devastanti di questi sentimenti sulla motivazione, l'energia e la fiducia in se stesso del destinatario. Uno studio su oltre 1800 tra manager e dipendenti ha dimostrato che le critiche inopportune sono la principale ragione di conflitto sul posto di lavoro, seguite da rivalità personali, dispute per il potere e dissapori sul livello di retribuzione. La valida alternativa alla critica è il feedback, una forma per dare valutazione e indicazioni ai propri collaboratori senza ledere la relazione e la persona.
Un feedback positivo mette sempre l'accento su ciò che di buono è stato fatto e si pone come massimo obiettivo quello di chiedere cosa si può migliorare, in questa maniera i nostri collaboratori sviluppano l'abitudine all’autoanalisi sul proprio operato. Chiedere ai propri collaboratori di valutare il proprio lavoro sviluppa un senso di motivazione e una sana voglia di migliorare ciò che è stato fatto per poter propendere ad una crescita personale e professionale. Ricordiamo che l'essere umano ha da sempre nel proprio DNA la propensione alla realizzazione e alla crescita.
Creare momenti di confronto con i collaboratori aiuta a costruire relazioni più solide, dedicare tempo e attenzione al loro lavoro si tramuta in un investimento che porterà sicuramente ad uno sviluppo delle competenze. Il modo in cui gestiremo i feedback sarà un enorme indizio della nostra qualità di leader, saper gestire con incoraggiamenti anche le performance peggiori può sviluppare nelle persone un'inclinazione all'impegno e al senso di appartenenza.
Le persone sono altamente condizionate dai giudizi del proprio leader e dai feedback che ricevono, gli danno molta importanza proprio per il ruolo che lui ricopre nell’organizzazione. Saper gestire bene questi momenti diviene un vero trampolino per la crescita di tutta l'organizzazione, dove il momento di analisi viene visto come un'opportunità di crescita e non come un mero giudizio sul proprio operato. Vi invito a dedicare tempo ed attenzione ai vostri collaboratori, questi dettagli a volta sono veri e propri trampolini verso gli obiettivi dell’anno seguente.