Il lascito del leader

Stephen Covey apriva i suoi corsi di formazione invitando i partecipanti a una riflessione profonda sulla propria esistenza: chiedeva alle persone di immaginarsi al proprio funerale e di ascoltare che cosa avrebbero detto le persone, come sarebbero stati ricordati.

 
 

Questa esercitazione, potente se ben condotta, mi riporta al concetto di “lascito”. Quando le nostre vite volgono al termine, al di là dei meri beni materiali, cosa lasciamo davvero a chi resta?

Calpestiamo questa terra e spesso non riflettiamo abbastanza su come spendiamo il nostro tempo. Questo pensiero è, dal mio punto di vista, strettamente legato a ciò che lasciamo al prossimo. Voglio escludere i nostri parenti più stretti: ritengo quasi scontato che una traccia del nostro cammino resti in chi ci è più vicino. Penso invece a coloro che hanno percorso con noi un tratto di strada: li abbiamo aiutati? Li abbiamo stimolati?Abbiamo apportato qualcosa alla vita degli altri?

Quello che lasciamo, di immateriale, è ciò che chiamo “lascito”: l’insieme delle esperienze e delle relazioni che abbiamo coltivato nella nostra esistenza. Oggi, come professionista, mi pongo questa domanda: se da domani dovessi scomparire, che cosa avrei lasciato agli altri?

La mia speranza è di aver ricoperto un ruolo di utilità, di sostegno alla vita altrui. So di non poter aver lasciato un buon ricordo in tutte le persone che ho incontrato, ma spero che molte conservino qualcosa di me, anche infinitesimale, che abbia contribuito a migliorare il loro viaggio.

Ogni leader dovrebbe porsi questo quesito sul proprio lascito relazionale. I condottieri d’azienda possono, o dovrebbero, lasciare ai propri collaboratori una serie di insegnamenti che fungano da base per accompagnare la loro crescita personale.

Ripenso ad alcuni miei vecchi allenatori: a quanto hanno seminato in me, a quanto siano stati fondamentali per il mio sviluppo. Ho ricordi meravigliosi legati ad esperienze significative: alcune dure, altre cucite su grandi traguardi. Porto nel cuore ogni loro singolo gesto. È così che dovremmo essere ricordati, quando un domani lasceremo spazio ad altri: con una lieve nostalgia e, soprattutto, con un profondo senso di gratitudine.

 

Stephen R. Covey (1932–2012) è stato un educatore, autore e oratore americano, noto per il suo libro "Le 7 regole per avere successo". Dopo aver superato una debilitante malattia infantile, si laureò in economia e in educazione religiosa, insegnando infine alla Brigham Young University e co-fondando la società di formazione FranklinCovey. Il lavoro di Covey si concentrava sui principi dell'efficacia personale e professionale, rendendolo una delle persone più influenti al mondo, secondo la rivista Time. Morì a 79 anni per le complicazioni di un incidente in bicicletta.

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