Leader, nel bene e nel male
Mi ritrovo spesso a dover usare questa parola, ormai quasi mistica, non tanto per spiegarne il significato ma per farne capire l’importanza e la centralità in un’organizzazione (qualsiasi essa sia) che aspiri a risultati positivi o anche al suo semplice funzionamento.
Quando entro in aziende o gruppi di lavoro faccio sempre attenzione alle dinamiche di leadership perché sono quelle che influenzano il funzionamento del sistema.
Ma Leader si nasce o si diventa? Chiaramente ci sono soggetti che fin da piccoli sviluppano doti naturali di “condurre” gli altri, ma voglio cercare di dare una prospettiva più psicologica della situazione. I leader sono tali perché hanno una determinata serie di comportamenti (J. C. Maxwell li spiega in modo magistrale) e i nostri comportamenti sono dettati dalle nostre abitudini. Come ci indica la psicologia delle abitudini possiamo influire su di esse per alterare in maniera positiva alcuni nostri comportamenti, si deduce quindi che se apprendiamo un modo per sviluppare o migliorare alcune nostre capacità possiamo quindi aspirare ad una maggiore capacità di essere “condottieri”. Con questa breve riflessione voglio cercare di trasmettere un concetto importante e cioè quello che la leadership, intesa come capacità di influenzare e guidare gli altri può essere sviluppata.
Uno dei compiti principali di un leader è quello di governare sempre la barca, di esserne al comando quando il sole splende ma soprattutto quando di notte la tempesta si fa più forte, il concetto legato alla presenza e alla responsabilità è cruciale per determinare ambienti funzionali dove non esiste un concetto di “colpa” ma di responsabilità, dove alla fine, nel bene o nel male tutto viene ricondotto alla capacità di essere faro per gli altri.
Se volete iniziare a trovare un modo per migliorare un organizzazione cominciate sempre dai leader, tutto inizia e finisce con loro.