L’ego, il nemico invisibile che vive in noi
Oggi vorrei cercare di sensibilizzare un aspetto che riguarda tutti noi ma che spesso non approfondiamo abbastanza, l’egocentrismo. Questo concetto è di vaste dimensioni e tocca molti ambiti ma cercando di semplificarne il significato che voglio trasmettere possiamo dire che è la prospettiva secondo cui il mondo ruota attorno a noi.
Meno conosciuto, ma ugualmente utile per capirne il senso, è l’etnocentrismo, spiegato dagli studi antropologici definisce una cultura che si sente al centro del mondo e che la loro maniera di interpretare la vita è quella corretta. Potete immaginare, rileggendo la storia dell’umanità, quanto questa “leggera” interpretazione dell’esistenza abbia portato a morte e disastri. L’essere umano è da sempre spaventato dal “diverso”, da ciò che non conosce e per il principio di omeostasi, che riguarda tutti gli esseri viventi, ricerca un'infinità stabilità e di non cambiare il proprio sistema.
Dopo questa premessa riportiamo l’attenzione dell’ego a noi stessi e proviamo a spiegare come funziona in ognuno di noi. Possiamo semplicemente dire che il nostro ego ha bisogno di essere alimentato, di sentirsi al centro dell’attenzione, di sentirsi importante, riconosciuto dagli altri, si nutre di una percezione di successo che arriva dall’esterno. Sottolineo percezione, si perché lui interpreta i segnali esterni e molto spesso li abbellisce. L’ego porta a raccontare il più possibile di sé stesso per sentirsi accettato e stimato, nel fare questo parliamo molto (troppo) di noi e lasciamo meno spazio agli altri. Le migliori relazioni sono quelle in cui mettiamo una giusta dose di “ascolto”, ecco l’ego non gli lascia molto spazio, anzi lo ruba ed indebolisce il rapporto. Per questo motivo ci piace dare consigli, dire agli altri cosa dovrebbero fare, ci fa sentire importanti e riconosciuti, veniamo proiettati su di un piedistallo immaginario da cui il nostro ego guarda tutti dall’alto in basso. Immaginate poi come possa funzionare quando si ritrova in posizioni di potere o leadership, i danni possono essere ingenti. Ecco spiegato come mai la maggioranza dei “capi” tende ad avere atteggiamenti dispotici e narcisistici. Mentre il comune mortale deve in qualche modo tenerlo a bada, a fatica, il leader (imposto per la maggioranza delle volte) può esercitare tutto il suo ego, protetto dalla posizione di comando.
Questa breve spiegazione ci fa capire anche come mai, da sempre nella storia dell’umanità, i cosiddetti “leccapiedi” hanno vita facile. Soddisfano una parte dell’ego con l’adulazione, a tutti noi piace essere adulati in qualche modo, a chi più e a chi meno ma l’essere mano ha bisogno di sentirsi importante e riconosciuto, ecco quindi che quei soggetti soddisfano una necessità intrinseca della psicologia umana.
Per concludere, saper gestire il proprio ego con una sano silenzio potrebbe essere la ricetta migliore per velocizzare la sua difficile gestione. Nelle organizzazioni in generale l’ego fa più danni di strategie sbagliate, prestate attenzione, il pericolo è sempre dietro l’angolo.