Quando ci lasciano
Nel mondo degli affari, soprattutto quello di oggi, le persone vanno e vengono nelle nostre vite lavorative, viviamo una nuova realtà rispetto al passato.
I nostri nonni e con buona probabilità anche i nostri genitori hanno iniziato la loro carriera con un lavoro e la hanno terminata nello stesso posto o i cambi sono stati minimi. Oggi vedo curriculum di persone che non arrivano ai quarant’anni e hanno già alle spalle numerose esperienze lavorative, la propensione al cambiamento oggi è maggiore, le opportunità sono cresciute e questo genera nelle persone una sorta di confusione che è strettamente legata alla speranza di trovare il posto di lavoro ideale.
Questa specie di nuova realtà fa si che anche i nostri collaboratori possano arrivare a lasciarci, lasciare l’ambiente che abbiamo creato per loro può far male per il leader che si aspetta qualcosa in cambio, può avere varie forme questo “qualcosa” e va dal rispetto, dalla riconoscenza fino all’affetto vero e proprio.
Il rifiuto è un evento che fa male all’essere umano, viene vissuto come un fallimento personale e in questo caso relazionale, ma dobbiamo sforzarci di comprendere che in qualità di leader non dovremmo aspettarci nulla in cambio. La posizione di colui che conduce gli altri non dovrebbe avere necessità di coltivare relazioni per una propria "retro alimentazione” emotiva, chiaramente fa piacere avere persone intorno a noi che ci apprezzano e approvano il nostro stile di leadership ma non dobbiamo mai farci ingannare da questa sensazione, funziona come una droga e se ne diventiamo dipendenti imposteremo stili di leadership non indirizzate a fare ciò che è giusto ma a ciò che può farci star bene.
I leader hanno il compito di fare ciò che è bene per il proprio team, non ciò che fa bene a loro, in questa chiave di lettura potreste notare una sorta di egocentrismo (distinto dall’egoismo), dove il leader diviene il centro su cui viene fatto ruotare tutto il sistema.
Personalmente quando vengo lasciato (capita a tutti che ci crediate o no) ho imparato a lasciar andare, a non restare invischiato in stati d’animo negativi, anch'io a suo tempo ho lasciato e non l’ho fatto per risentimento verso i miei leader ma per seguire le mie ambizioni.
In psicologia si dice che ogni soggetto è “unico e irripetibile” e per questo dobbiamo avere un estremo rispetto delle sue decisioni. A volte le persone ci lasciano per seguire i propri istinti, per guadagnare di più o magari perché non siamo riusciti a essere il loro leader ideale. Dobbiamo accettarlo e prendere ogni abbandono come una lezione da cui apprendere qualcosa, viverlo in maniera negativa può essere rischioso perché potrebbe farci cambiare comportamento verso gli altri. Non fate scalfire la vostra capacità di essere leader da ciò che succede, le persone entreranno e usciranno dalle vostre vite ma non permettete mai che questi eventi indeboliscano la vostra capacità di guidare e ispirare gli altri.