Senza vendite non c’è salvezza
In questi giorni ero all’estero per un meeting di lavoro con un'importante azienda e ho avuto l’occasione, durante la riunione, di disquisire con il CEO dell’azienda sul concetto di vendita, vista la sua esperienza in campo internazionale, e ad un certo punto se ne esce con questa frase: “Senza vendite non c’è salvezza”.
Come sempre quando colgo questi spunti di alta riflessione ringrazio e ammetto anche che “ruberò” questa frase per farla poi mia. A sua volte pure lui l’aveva sottratta da un suo mentore che l’aveva impressa nel suo ufficio. In questo mantra c’è un profondo significato che viene poi banalizzato in una semplicità quasi brutale, se non vendiamo non siamo salvi. Ma salvi da cosa? Salvi dalla nostra coscienza, dal giudizio altrui, dei nostri colleghi, dei nostri clienti, ma soprattutto di chi alla fine della fiera tira una linea e guarda quel freddo numero.
Il lavoro del venditore è un lavoro che purtroppo vive di forti pressioni, dovute al raggiungimento di obiettivi, dovute ad aspettative che a volte ci auto imponiamo e difatti è un lavoro che alla fin fine viene banalizzato in un numero. Un mero numero che al 30 del mese esprime un giudizio sul nostro operato, un po’ come si andava a scuola, e quel numero, che piaccia o meno, determina la nostra salvezza. Personalmente aggiungo altri paramenti per valutare un venditore, soprattutto a livello umano e comportamentale, ma se quel numero non torna potremmo avere anche Maria Teresa di Calcutta nel nostro roaster ma dovremmo comunque allontanarla.
Mi è capitato, e mi capiterà anche in futuro, di dover interrompere collaborazioni con brave persone, collaboratori che a livello umano erano eccezionali ma purtroppo non riuscivano a cambiare quel numero alla fine del mese. La vendita, come spesso abbiamo spiegato, è divenuta più complessa, l’attenzione si è spostata più sulla relazione umana e meno sul prodotto visto che quest’ultimo è facilmente sostituibile. Le persone vogliono lavorare bene, e per lavorare bene vogliono le migliori relazioni possibili.
Questa frase riassume il “dramma” di dover prendere a volte decisioni dure su persone che a volte umanamente non se lo meritano, ma questo è lo spietato mondo degli affari, da qui la frase “nulla di personale, solo affari”. Credo che queste persone siano solamente nel posto sbagliato, se lì non funzionano non dovrebbero perdere autostima ma semplicemente accettare che in quell’area professionale non sono riusciti ad eccellere.
Dedico questo pezzo a tutti i venditori che sono stati “tagliati” e quelli che lo saranno in futuro, non disperate, voi avete un valore e forse quello non era il luogo adatto per esprimerlo. Nel concludere vorrei ricordare a tutti quelli che invece stanno per iniziare questa meravigliosa quanto complessa professione che dopotutto, dopo tutti gli sforzi che farete, dopo le ore passate al telefono, dopo le alzate all’alba per raggiungere un cliente, dopo aver fatto yoga per non farvi esplodere i nervi, dopo aver imprecato in ogni lingua… senza vendite non ci sarà salvezza, nemmeno per voi.
Grazie Enric per l’assist.