Vendere fa schifo se sei obbligato a farlo
Nonostante su internet e social network si legga quali saranno i lavori più ricercati in futuro e nonostante viviamo nel moderno 2024, le pagine di annunci continuano a ricercare venditori di ogni sorta. Ma cosa occorre per esserlo?
Ho un vivissimo ricordo di come nel 2020, in piena pandemia, proprio su LinkedIn impazzasse questa nuova teoria secondo la quale le video riunioni avrebbero soppiantato definitivamente il lavoro dei commerciali, che avrebbero potuto quindi lavorare da casa. La vendita avrebbe potuto diventare un lavoro da remoto, permettere più incontri in un giorno, si sarebbe potuto vendere di più e niente più ore in autostrada o in aeroporto. L’essere umano è un animale sociale, la storia e la psicologia ci insegnano che l’individuo ha necessità di socializzare con gli altri e purtroppo queste piattaforme non permettono una socialità completa, la vendita è tornata esattamente dov’era prima, è stato impossibile sostituire il necessario contatto umano per sviluppare quell’elemento fondamentale in ogni relazione: la fiducia.
Ma il problema è un altro, la vendita è un lavoro fantastico, se lo ami, ma può essere il lavoro peggiore del mondo se sei costretto a farlo. La costrizione non ha nulla a che vedere con la famosa pistola puntata alla tempia ma con il fatto che molte persone finiscono in questi “reparti aziendali” quasi casualmente, diciamo inconsapevolmente.
Il mondo del lavoro richiede una quantità di professionisti della vendita che non esiste, solo in Italia le aziende superano i 4 milioni e soggetti realmente portati alle relazioni commerciali credo non superino una decina di migliaia.
Ecco quindi che ritrovarsi intrappolati in un lavorio difficile basato sulle relazioni e la loro complessità, su competenze tecniche di prodotto che sfociano in competenze di mercato e su obiettivi imposti e calati dall’altro può diventare un incubo. Molti venditori sono “bloccati” in questo limbo, soffrono di ansia e vivono il proprio lavoro come una vera e propria oppressione, mi dispiace molto per queste figure che sono da un lato necessarie per far funzionare il sistema impresa e dall’altro costretti ad un lavoro (abbiamo tutti un mutuo da pagare) che in realtà non si adatta alle loro caratteristiche personali o ambizioni. Queste persone per ottenere buoni risultati dovrebbero essere inserite in ambienti quanto più positivi possibili, creare ulteriori stress porterebbe solo a performance di bassa qualità ma soprattutto a stati d’animo negativi, a concezioni errate sul proprio lavoro e quindi sulla propria vita.
Ci vuole coraggio a volte con i soggetti meno adatti, sarebbe saggio ed onesto invitarli a scegliere qualcosa di più incline alle proprie corde, potrebbe essere un bene per voi ma soprattutto per loro.